L’emergenza sanitaria non ha fermato le attività dell’associazione CasaleLab che ha organizzato un corso gratuito base online di spagnolo.
Il progetto nasce da un’idea di una nostra amica e volontaria, Marianna Russo. Marianna è una giovane Casalese, vive e lavora a Madrid già da qualche anno. Con la vicepresidente dell’associazione CasaleLab, Eliana Diana, hanno voluto regalare questo progetto a tutti i coloro che hanno aderito all’iniziativa.
Al corso hanno partecipato più di 40 tra ragazzi e ragazze in cui le lezioni si sono concentrate sull’interazione, il confronto e l’apprendimento corretto della lingua e della grammatica spagnola.
L’ultima lezione del corso ha trattato, invece, diversi temi di cultura generale spagnola e una simulazione di dibattito e confronto totalmente in lingua spagnola.
Insomma, un progetto a 360 gradi in cui CasaleLab ha cercato di riunire la passione di Marianna per l’insegnamento, la dedizione dei volontari all’organizzazione del progetto e la curiosità dei partecipanti ad approcciarsi all’apprendimento di una nuova lingua.
Spagna e Napoli: storie che si intrecciano
Considerevole l’analisi che si è focalizzata, all’ultima lezione, sull’influenza storica spagnola e la città di Napoli.
Infatti, il lungo dominio della Corona spagnola in Italia ha avuto importantissime ricadute sul dialetto campano, in particolare quello Napoletano.
All’inizio del XVI sec., gli spagnoli dominavano il Mezzogiorno, in modo particolare il Regno di Sicilia, Sardegna e già da prima il Regno di Napoli.
In questo periodo ricordiamo una delle rivolte più importante della storia Napoletana, quella di Masaniello, un giovane pescatore che ha lottato per il suo popolo.
Masaniello al grido di “Viva il re di Spagna, mora il malgoverno”, ovverosia, con tale espressione all’epoca si intendeva la difesa nel sovrano dalle prevaricazioni dei suoi sottoposti. A seguito dei vari soprusi perpetrati a danno dei napoletani da parte dei contingenti spagnoli, Masanielli capeggiò una vera e propria rivolta partenopea.
Dopo dieci giorni di lotta estenuante tra i vicoli dei quartieri napoletani, Masaniello fu tradito dai suoi stessi alleati ed assassinato all’età di 27 anni.
Con la morte di Masaniello la rivolta napoletano tuttavia non si spense, anzi alla guida del nuovo capopopolo Gennaro Annese, manifestò un marcato carattere antispagnolo. Gli scontri contro la nobiltà ed i soldati si susseguirono violentissimi nei mesi successivi, fino alla cacciata degli spagnoli dalla città; il 17 dicembre fu proclamata la Real Repubblica Napoletana.
Dall’esempio rivoluzionario di Masaniello si sono susseguite tanti altri casi simili in altre città del Regno di Italia, come Palermo con Giuseppe d’Alessi e a Salerno con Ippolito di Pastina.
La conquista ottenuta con la rivoluzione di un giovane pescivendolo napoletano durò ben poco, in quando il dominio spagnolo continuò fino al 1707, anno in cui la guerra di successione spagnola pose fine al viceregno iberico sostituendogli quello austriaco. La notizia della ribellione guidata dal giovanissimo Masaniello varcò i confini del regno ed attraversò rapidamente tutta l’Europa, innescando una reazione a catena tra le varie popolazioni soggette a domini stranieri.
Passati diversi secoli non possiamo non evidenziare l’importante realtà napoletana come quella dei quartieri spagnoli. Il loro “soprannome” fa riferimento alle guarnigioni militari spagnole, che, nel XVI secolo si rifugiavano nei vicoli della città per affrontare il giorno seguente il fronte di guerra; difatti, fu proprio il vicerè spagnolo Don Pedro di Toledo che ordinò di creare il quartiere nel 1536. Don Pedro, stabilitosi a Napoli nel 1533, influenzò da subito alcune usanze e tradizioni locali sulla vita e i costumi dei napoletani. Ecco perché, oggi, il Napoletano è un dialetto ricco di ispanismi, grazie alle dominazioni Aragonese ed Angioina.
Alcuni esempi:
- “muglier”, che deriva da “mujer”;
- “cerasa”, da “ceresa”;
- “cammisa” da “camisa”;
- “palomma”, da “paloma”;
- “aier”, da “ajer”;
- “buffettone”, da “bofeton”;
Da ciò possiamo comprendere quanto sia importante conoscere in primis le nostre origini, le nostre usanze e il nostro dialetto e quindi saper allargare gli orizzonti della conoscenza per poi trasmettere quello che di bello riusciamo ad apprendere alle future generazioni.