A cura di Annachiara Zara
Nel mondo, ogni anno, vi sono 340 milioni di nuovi casi di Infezioni sessualmente trasmissibili. In Italia, secondo quanto pubblicato dal CENSIS, Centro Studi Investimenti Sociali, nel rapporto Conoscenza e prevenzione del Papilloma virus e delle patologie sessualmente trasmesse tra i giovani in Italia soltanto il 15,3% si considera molto informato su questo tema.
Quando si parla di IST, infatti, i giovani hanno le idee poco chiare: tutti hanno sentito parlare di malattie sessualmente trasmissibili ma davvero pochi hanno consapevolezza di cosa siano e di cosa comportino. La poca conoscenza di queste infezioni e di come fare prevenzione è uno dei principali problemi da arginare.
Le infezioni sessualmente trasmissibili sono infezioni la cui principale via di trasmissione è rappresentata da rapporti sessuali non protetti, ma possono anche essere trasmesse attraverso il contatto con sangue e altri tessuti e liquidi organici infetti, per via materno-fetale cioè durante la gravidanza o al momento del parto. È importante fare una distinzione tra infezione e malattia: perché non è detto che tutti i soggetti infetti sviluppino la malattia e la condizione di asintomaticità può aumentare la probabilità di contagio per cui tutti i soggetti sessualmente attivi o con comportamenti sessuali a rischio, anche senza alcun sintomo, dovrebbero effettuare dei controlli periodici.
Da un punto di vista epidemiologico, il dato preoccupante è rappresentato dal fatto che i giovani tra i 15 e i 24 anni costituiscano la fascia più esposta al contagio e allo sviluppo della malattia: questo porta a comprendere quanto sia importante l’educazione sessuale, la sensibilizzazione su questi argomenti, la corretta informazione sui rischi e le conseguenze legate alle IST a partire dai banchi di scuola e dalle mura domestiche.
Quali sono le principali IST? Sicuramente quella più conosciuta è l’infezione da HIV (Virus dell’Immunodeficienza Umana) che è un virus che colpisce le cellule della riposta immune, provocando un indebolimento progressivo del sistema immunitario fino allo sviluppo dell’AIDS (Sindrome da Immunodeficienza acquisita), fase in cui i soggetti sono fortemente esposti ad infezioni definite “opportunistiche” che possono essere fatali. Altre infezioni, di natura virale, di cui si sente spesso parlare sono: quella da HPV (Human Papilloma Virus), che si manifesta con lesioni (condilomi o papillomi) a livello delle mucose genitali e che rappresenta il principale fattore di rischio per lo sviluppo del carcinoma del collo uterino nella donna; quella da HSV (virus Herpes Simplex).
Tra le malattie veneree di natura batterica riconosciamo la Gonorrea che si manifesta con sintomi quali prurito, perdite vaginali, epididimite, prostatite nell’uomo e diffusione a cervice, endometrio nella donna fino alla sterilità in entrambi i sessi; la Sifilide che presenta varie modalità di presentazione che vanno da una semplice lesione genitale a disseminazione a livello articolare, cardiaco o cerebrale; Clamidia, che nella maggior parte dei casi è asintomatica oppure dà sintomi modesti quali prurito e bruciore ma che, come le altre, può portare a infertilità.
Come ridurre il rischio di contagio? Attraverso la prevenzione che parte dall’adozione di comportamenti responsabili durante i rapporti sessuali come l’utilizzo del preservativo fino all’attuazione di test di screening. Per l’HIV vi sono test rapidi, alla portata di tutti, che possono essere effettuati su saliva o su sangue, i quali, in caso di positività o di dubbio dovranno essere confermati da test laboratoriali effettuati su prelievi di sangue.
Per le donne che hanno una vita sessualmente attiva l’esame fondamentale per la prevenzione del carcinoma del collo uterino è il PAP test, di cui si consiglia l’effettuazione periodica, in quanto, è spesso conseguenza dell’infezione da parte di alcuni sottotipi di HPV. Il rischio di carcinoma dopo un’infezione da HPV aumenta fortemente a causa della diminuzione delle difese immunitarie dovuta a medicamenti o malattie. È quindi importante assicurarsi che i giovani tra gli 11 e i 26 anni con un problema di salute che necessitano o che potrebbero necessitare in futuro di una terapia immunosoppressiva siano adeguatamente vaccinati contro i virus HPV.
Molto importanti per il contrasto all’HPV sono, infatti, i due tipi di vaccini formulati, non obbligatori, ma raccomandati per le ragazze intorno ai 12 anni preferibilmente prima dell’inizio dell’attività sessuale e anche per i maschi adolescenti in modo da limitare la trasmissione del virus. I due vaccini attuali offrono una protezione contro alcuni istotipi dell’HPV, in particolare 16 e 18 che sono quelli maggiormente associati all’insorgenza del carcinoma del collo uterino.
I test di screening possono essere eseguiti negli ospedali o nei laboratori dei centri diagnostici, pubblici o privati, che siano autorizzati a effettuarli, in particolare il test per la diagnosi di HIV è anonimo e gratuito e, a dimostrazione dell’importanza della diagnosi precoce e della prevenzione, il Ministero della Salute ha attivato il Sistema nazionale di sorveglianza delle diagnosi delle nuove infezioni da HIV. Vi sono, inoltre, associazioni di volontariato che offrono la possibilità di effettuare test di screening gratuiti per le IST e che quotidianamente fanno informazione su questo tema.
Dunque, elencati i rischi legati alle IST, è essenziale focalizzare l’attenzione sull’importanza dell’adozione di comportamenti sessuali responsabili, della prevenzione e eventualmente della diagnosi precoce, ciò può essere possibile attraverso il dialogo diretto con e tra i giovani e con campagne sociali che sensibilizzino questa fascia della popolazione particolarmente esposta.