di Francesco Galasso e Antonio Gagliardi
A causa delle ultime disposizioni del governo, in molte città italiane, nei giorni scorsi si sono verificate proteste e scontri, anche abbastanza violenti.
Il titolo di questo articolo, ovviamente sarcastico, esprime l’aria pesante che si respira in tutta Europa, compreso il nostro paese. La causa di questo “insorgere” trova origine nelle ultime restrizioni contenute nel DPCM, dovute all’aumento dei casi Covid-19 che stanno mettendo in grave difficoltà il sistema sanitario. La situazione di emergenza nazionale, infatti, a distanza di quasi un anno dall’inizio della pandemia, dilaga nelle strutture sanitarie con i posti letto in terapia intensiva che scarseggiano e un sistema di tracciamento dei contagi ancora fuori controllo.
Gli episodi di protesta verificatisi in Europa evidenziano sicuramente una situazione socioeconomica difficile: non c’è ombra di dubbio che una nuova chiusura totale provocherebbe danni economici devastanti sia per gli Stati e sia per le singole imprese europee. In tale contesto, il diritto di protesta è legittimato anche dal fatto che le disposizioni del Dpcm appaiano poco chiare. L’unica soluzione, a nostro avviso, è intavolare un dialogo fra Stato e cittadini, Stato che non è un nemico (meglio ribadirlo), per gestire, programmare e pianificare gli interventi economici da mettere in atto. Come spesso accade, anche in questo caso, la voce della ragione si è confusa tra le rivolte violente, una guerriglia urbana, proteste tutt’altro che civili che hanno svuotato di significato lo scopo principale delle stesse, l’essenza che ha smosso le coscienze di tanti commercianti e liberi professionisti.
In Italia e nel resto d’Europa la realtà ha cambiato volto. Ha preso il sopravvento quella triste strumentalizzazione delle proteste, atta solo a creare malumore, cavalcata dalle frange più estreme infiltratesi nelle maggiori piazze italiane tra i tanti lavoratori perbene. Il loro meschino e violento modus operandi, totalmente estraneo a quella che potrebbe essere la realtà di un piccolo imprenditore che fatica a portare avanti la propria attività porta, purtroppo, in secondo piano il vero problema: la totale mancanza di prospettiva per le imprese e i lavoratori in generale, causata dal clima di incertezza economico generale. Il governo, tuttavia, sta elargendo i sussidi necessari per tamponare la crisi ma più delle volte, tali sussidi, tardano ad arrivare. La strada della burocrazia è lunga e tortuosa e le procedure che permettono allo Stato di erogare aiuti, come ad esempio, la cassa integrazione, trovano intoppi spesso sconosciuti ai più.
Su questo tema bisognerebbe porsi delle domande, cercare di capire da dove provengono i ritardi e poi giustamente protestare. Quello che stiamo vedendo nella maggior parte delle piazze italiane è solo spazzatura che vuole provocare magma.
“I moti rivoluzionari del 2020”, richiamati ironicamente dal titolo, hanno poco a che fare con questi pseudo rivoluzionari, comunemente chiamati ‘’facinorosi’’, da condannare, non solo per il danno economico apportato alle città ma per il danno morale e sociale causato ad un’intera generazione di imprenditori e lavoratori seriamente a rischio.
Ultima e doverosa riflessione di rilievo, a nostro avviso, è quella sulle possibili ed eventuali misure ulteriormente restrittive durante il periodo natalizio. Abbiamo assistito in questi giorni ad una divisione “a colori” del nostro paese, in base alla gravità della situazione epidemiologica nelle varie regioni. Ebbene, se al momento nella maggior parte dei territori non sussiste una situazione da totale lockdown, cosa potrebbe accadere se dovesse essere dichiarata durante le feste natalizie? E soprattutto quali sarebbero le conseguenze per molti commercianti, rispetto ai quali il mese di dicembre è una boccata di ossigeno considerate le ingenti perdite dovute ai vari mesi di chiusura?
Il nostro appello alle istituzioni è quello di tenere conto di scenari del genere; oltre ad una crisi imprenditoriale, infatti, potrebbe verificarsi una crisi umanitaria peggiore dei mesi scorsi e soprattutto ulteriori casi di guerriglia urbana.
In conclusione, il nostro auspicio è che la società dimostri di saper essere una Comunità affiancando e sostenendo i piccoli commercianti.