A cura di Eliana Diana
per CasaleLab Odv
Casalelab -Laboratorio di cittadinanza attiva si occupa di promozione della cultura, con l’impegno nel volontariato puntiamo a far emergere i talenti del nostro territorio, siamo curiosi, vogliamo informarci e fare corretta informazione abbattendo le fake news. Dai social abbiamo conosciuto la storia di Rocco, così abbiamo deciso di approfondire la sua conoscenza attraverso un’intervista per il nostro magazine Fact News.
Quanti anni hai?
Ho 15 anni, sono nato il 2 ottobre del 2006.
Che scuola frequenti e come ti trovi?
Sono al secondo anno di liceo scientifico-biomedico al Salvatore di Pizzi di Capua, un liceo che vanta una storia molto antica ed un ricco repertorio di premi vinti dagli studenti. Inutile dire che per me è un onore essere tra coloro che arricchiscono questa bacheca! Ho cominciato la mia avventura alla scuola superiore in piena didattica a distanza, che allora era detta didattica digitale integrata, però non integrava affatto la presenza che non c’è quasi stata lo scorso anno, tranne per l’ultimo mese di scuola. Quest’anno invece l’approccio è stato diverso, abbiamo frequentato (per fortuna) totalmente in presenza e ho potuto vivere meglio le esperienze della mia scuola. Ho potuto constatare che è davvero una grande famiglia, una comunità di studenti che si attiva e si impegna per organizzare attività, eventi e manifestazioni di piccolo e grande spessore. Mi trovo davvero molto bene, sia con i miei splendidi compagni di classe che con i docenti.
Hai degli interessi extrascolastici?
Dedico gran parte del mio tempo libero alla lettura: spesso mi capita di divorare libri perché una volta iniziati mi attirano sempre più; ultimamente mi sto dedicando ai classici del Novecento, l’ultimo letto è “La Coscienza di Zeno” di Svevo. Molti lo ritengono un libro poco adatto ai ragazzi o un po’ “pesante”, però credo che per quanto impegnativa sia una lettura molto interessante e offre numerosissimi spunti di riflessione. Un altro autore che ha rapito la mia curiosità è Gabriel G. Marquez, di cui ho letto i due libri forse più celebri, “L’amore ai tempi del colera” e “Cent’anni di solitudine”, dei capolavori assoluti a mio avviso. Nel tempo libero suono saltuariamente il pianoforte, infatti, la musica è una mia grande passione; in passato prendevo regolarmente lezioni, però proseguendo con gli anni lo studio ha richiesto maggiore attenzione, impegno e quindi tempo, per cui ho dovuto purtroppo smettere, però auspico di riprendere in futuro perché ci tengo e mi piace.
Pensi che il metodo scolastico utilizzato nella tua scuola sia adatto alla valorizzazione di talenti? Prova a spiegarne il motivo in caso di risposta affermativa. Il talento di uno studente – in qualsivoglia ambito si esprima – non è un talento se non viene valorizzato. A questo punto si comprende e si consolida il valore e il ruolo della scuola nella società non solo come luogo di condivisione del sapere, ma come trampolino di lancio per chi dimostri di avere un’attitudine particolare. In questo senso vengono promosse moltissime competizioni a livello territoriale, nazionale o anche internazionale, e la scuola fa da tramite tra gli studenti e i rispettivi talenti. La mia scuola si è sempre impegnata, anche negli scorsi anni, a farsi promotrice di un modo di fare che unisca alla tradizione l’innovazione, invogliando sempre gli studenti a prendere parte a iniziative simili; non solo in classe ma anche e soprattutto all’esterno i talenti prendono forma, e il Pizzi cerca sempre di presentare ai ragazzi questo modo di fare che vada oltre i semplici confini della classe o della scuola.
In che modo hai partecipato alle OLIMPIADI DI ITALIANO? Raccontaci la tua esperienza.
Inizialmente diedi la mia adesione per partecipare alle Olimpiadi di Italiano senza credere minimamente di raggiungere un traguardo simile. Come per altre competizioni a cui avevo preso parte, ad esempio i Giochi Matematici organizzati dall’Università Bocconi, volevo partecipare ma nulla di più. La mia docente di Italiano propose l’iniziativa, e dopo diversi sorteggi interni alla scuola, risultai tra i dieci del biennio che avrebbero partecipato alla prima fase, la Gara d’Istituto, il 24 febbraio, che superai classificandomi secondo tra gli altri concorrenti del Pizzi e mi aggiudicai così il posto per la Gara Regionale, disputata il 25 marzo. Dopo aver svolto questa seconda fase, avevo del tutto abbandonato l’idea di essere arrivato tra i primi 42 del biennio che in Italia avrebbero partecipato alla Gara Finale, però una mattina arrivò il Preside in classe, mentre facevamo lezione, per avvisare che ero risultato primo in Campania e sedicesimo in Italia. Avuta la certezza che avrei partecipato alla Finale Nazionale, iniziai ad esercitarmi con la scrittura di testi e ad approfondire qualche studio della Lingua per preparami alla gara del 28 aprile. È stato il 3 maggio all’Università LUMSA di Roma che si è conclusa questa meravigliosa esperienza.
Immaginavi di avere questo successo?
Di fronte a 42 concorrenti che erano arrivati in Finale e gareggiavano da tutta Italia, non credevo di essere tra i vincitori, forse un po’ perché partivo leggermente appesantito dalla consapevolezza che non sempre il bistrattato Sud e il nostro territorio sono soliti avere riconoscimenti simili. Però ci ho creduto fino all’ultimo istante, quando hanno pronunciato il mio nome tra quello dei vincitori. La soddisfazione è stata immensa quando ho saputo di essermi classificato quarto in Italia e primo tra tutti gli studenti dei licei del territorio nazionale.
Pensi sia facile montarsi la testa in questi casi per un ragazzo della tua età?
Non servono grandi riconoscimenti per montarsi la testa, basta un’occasione anche poco eclatante. Però è sbagliato. Non mi vanto della vittoria, non amo sventolare questo successo quasi superbamente. È innegabile però che di fronte a questi eventi si facciano i conti con se stessi, ed io ho superato le mie aspettative personali perché non mi ritenevo papabile alla vittoria. Ripeto, per me non è un vanto ma una grande soddisfazione.
La tua famiglia che ruolo ha nella tua formazione scolastica e le tue passioni?
La mia famiglia è stata il perno della mia formazione: ora sono del tutto autonomo in ogni situazione, però accetto e chiedo sempre consigli ai miei genitori. È grazie a loro se oggi do allo studio una tale importanza, ed è di sicuro merito loro se l’impegno che negli anni ho riversato nello studio mi ha permesso di ottenere questo premio, perché mi hanno insegnato a discernere il bene dal male facendomi capire cosa realmente conta nella vita. Sono un carattere forte e determinato, e anche questo è frutto del loro lavoro.
Che rapporto hai con i tuoi compagni? Pensi siano stati contenti del tuo risultato?
Il rapporto con la mia classe è semplicemente fantastico, molto più di quello che immaginavo prima di arrivare al liceo. Siamo stati sempre molto legati e ancora oggi lo siamo, insieme stiamo molto bene: tra di noi c’è grande intesa. In classe sono benvoluto da tutti e io stesso vado d’accordo con ognuno di loro: ci aiutiamo a vicenda se ce n’è bisogno e siamo coesi anche fuori dalla scuola. Loro sono stati i primi a congratularsi con me quando ho saputo delle diverse vittorie alle fasi delle Olimpiadi, e in particolare dopo il risultato della Regionale mi hanno dimostrato il loro più caloroso affetto. Quando sono stato a Roma ad inizio maggio per la Premiazione siamo stati in contatto per tutto il giorno, e coloro con cui ho un legame più stretto in particolare mi hanno chiamato o messaggiato per farmi gli auguri.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Per il futuro ho tanti progetti e contemporaneamente non ne ho nessuno: le Olimpiadi non erano proprio in programma e non avrei mai immaginato neanche lontanamente di ottenere questo risultato. Con questo voglio dire che molte cose che accadono sono inaspettate, ci sorprendono e ci avvolgono del tutto e noi non possiamo fare altro che accoglierle, come è giusto che sia. Però dei punti fermi nella mia vita ci sono (guai se non ci fossero!), e sono parecchi per fortuna, primo tra tutti il desiderio di studiare Medicina. Sono molto appassionato di materie scientifiche: matematica, fisica e scienze sono quelle che mi interessano particolarmente, però lo studio del corpo umano e dei suoi funzionamenti più che un interesse è una grandissima passione. Studiare Medicina potrà essere faticoso come molti ritengono, ma è ciò che mi sento di fare con tutto me stesso. È anche un grande atto di generosità verso tutte le persone, indistintamente, perché se manca la salute manca tutto il resto, come abbiamo appreso dopo la pandemia. La ricerca scientifica in ambito medico fa di continuo enormi passi avanti, uomini che consacrano anni di studio a risolvere le più interessanti e importanti questioni sui meccanismi del nostro corpo, e mi auguro di ritrovarmi tra loro un giorno!
Noi ti auguriamo di conseguire risultati sempre più importanti e ambiziosi, ti aspettiamo ai nostri eventi perché grazie alla tua curiosità e al tuo impegno sei già parte del cambiamento del nostro territorio a cui aspiriamo da tanti anni di associazionismo.
Ci auspichiamo inoltre che tu possa seguire le tue aspirazioni e i tuoi sogni, lasciando il segno in quei giovani della tua età meno motivati affinché tutti possano trovare la propria buona strada.