A cura di Francesco Galasso
Quali sono le radici di questa crisi? Perché è coinvolta la Nato e le altre Super potenze mondali?
Per spiegare le radici della tensione tra Russia e Ucraina bisogna fare un passo indietro fino al 1991, data in cui l’Unione Sovietica collassa. L’Unione Sovietica, detta con l’acronimo URSS, era uno Stato federale che si estendeva tra Europa orientale e Asia settentrionale, nata il 30 dicembre 1922 sulle ceneri dell’impero russo, composta da 15 repubbliche socialiste, tra cui anche l’Ucraina. Con il crollo dell’URSS nel 1991 si apre in parte del popolo russo una profonda cicatrice, lo stesso Putin ha definito, la caduta dell’URSS, la più grande catastrofe geopolitica e l’Ucraina era stata la perdita più dolorosa. Quindi l’Ucraina fin dall’uscita dall’Unione Sovietica è stata una nazione che aveva sostanziali differenze tra l’Est e l’Ovest del suo territorio, con una stabilità politica e sociale molto fragile, infatti, già all’inizio del nuovo millennio sono emerse faglie profondissime tra i fautori dell’avvicinamento all’Unione Europea e all’Occidente e i sostenitori del legame storico con la Russia, i quali sostengono che il popolo Russo e quello Ucraino sono lo stesso popolo.
In Ucraina con l’avvento del nuovo millennio si sono concretizzate diverse rivoluzioni come quella del 2004, chiamata la rivoluzione arancione, con la quale si è assistito alle proteste anti-russe in seguito ai brogli elettorali e l’avvelenamento di Yushenko. La conseguenza per il Cremlino è stata riuscire a far eleggere un suo uomo, Viktor Yanukovich. La seconda rivoluzione è avvenuta nel 2014, denominata la Rivoluzione della dignità o l’Euromaidan, con la quale vi sono state manifestazioni pro-europee, dopo la sospensione dell’accordo di libero scambio tra Ucraina e Ue. In tale contesto le proteste hanno dato luogo alla fuga e alla messa in stato di accusa del presidente ucraino filo-russo Yanukovich. La reazione di Putin è stata l’annessione della Crimea e con l’appoggio dei separatisti russi del Donbass, in Ucraina orientale, è sfociata in una guerra a bassa intensità che si è protratta fino ai giorni nostri. Una guerra che ha provocato 14 mila morti, nonostante gli accordi di Minsk del 2015 firmati da Ucraina, Russia, e dai i leader delle fazioni separatiste, che prevedevano il “cessate il fuoco”. In realtà questo non è mai avvenuto del tutto.
È facile, dunque, comprendere come l’Ucraina fosse da anni un Paese spaccato in due. La miccia, mai spenta, che ha riacceso il conflitto più intensamente in terra Ucraina risale allo scorso anno, quando l’Ucraina ha approvato una legge che proibisce a 13 oligarchi di possedere dei media per influenzare la politica, colpendo direttamente un amico di Putin, Viktor Medvedchuck, uno degli uomini più ricchi del mondo che, oltre alla sua attività di petroliere, è il leader del principale partito filorusso d’Ucraina, Piattaforma dell’Opposizione, ed è proprietario di un impero televisivo, fonte di diffusione della propaganda di Mosca con l’intento di influenzare la politica in Ucraina.
Il recente arresto di Viktor Medvedchuck, attualmente ai domiciliari, accusato di alto tradimento ha prontamente scatenato Putin che, in risposta, ha cominciato ad ammassare truppe al confine con l’Ucraina.
Ma non è tutto, indubbiamente, altro motivo di tensioni è l’avvicinamento politico dell’Ucraina pro-Europa all’alleanza con la Nato, alla quale la Russia si oppone per continuare a mantenere la sua sfera d’influenza nei Paesi dell’Europa orientale, scongiurando l’inizio di attività Nato, come il posizionamento di basi e radar, nell’Est Europa. Il discorso che vedrebbe l’Ucraina entrare nell’alleanza con la Nato è però assai complesso, almeno per il momento, perché innanzitutto l’alleanza non può però accettare nuovi membri già coinvolti in conflitti; inoltre, per essere ammessa l’Ucraina ha bisogno di combattere la corruzione che domina nel Paese e di intraprendere un percorso di riforme politiche e militari. Dunque, un ingresso nella Nato allo stato attuale è altamente improbabile. Questo però non ferma la stessa alleanza a difendere un Paese che ha volontà di farne parte, mobilitando negli ultimi mesi un massiccio spostamento di truppe intorno ai confini ucraini.
Entra però necessariamente in gioco un interesse che riguarda i paesi che costituiscono la Nato che è il gas. Infatti, l’alleanza guarda preoccupata alle conseguenze che una guerra potrebbe avere in tema di rifornimenti, si percepisce facilmente con uno sguardo ai mercati: negli ultimi giorni il prezzo dei rifornimenti è salito ai massimi.
È importante, infine, in questo contesto capire la posizione degli Stati Uniti, storici nemici della Russia di Putin sin dai tempi della guerra fredda. Il presidente USA, Joe Biden, ha ribadito la posizione di Washington rispetto alla crisi con la Russia affermando l’impegno degli Stati Uniti per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina e che gli Stati Uniti risponderanno rapidamente e con decisione, insieme ai loro alleati e partner, a qualsiasi ulteriore aggressione russa contro l’Ucraina. Chiaro è che la situazione non è per niente stabile, infatti, con la decisione di Putin di dar vita a un’operazione di smilitarizzazione nel territorio ucraino, il 24 febbraio 2022, con i primi bombardamenti alle basi ucraine, ha suscitato le reazioni di tutti gli altri Paesi che fanno parte dell’Europa e della Nato aprendo per il momento uno scenario globale aperto ed incerto.