“A l’alta fantasia qui mancò possa ma già volgeva il mio disio e ‘l velle. Sì come rota ch’igualmente è mossa. L’amor che move il sole e l’altre stelle “(Paradiso, Canto XXXIII)
Questo 2021 è stato segnato da un evento straordinario: il settecentenario della morte di Dante Alighieri, il più grande poeta e scrittore di tutti i tempi, avvenuta a Ravenna nella notte tra il 13 e 14 settembre del 1321. Questo illustre personaggio è un mito anche per chi conosce superficialmente la sua vita, le sue opere e tutto ciò che egli è stato e continua ad essere. Se vogliamo accostarci a riscoprire questa figura così nota in Italia e nel mondo, è fondamentale risalire alle origini della sua identità.
Chi era davvero Dante Alighieri? Che cosa sappiamo di lui al netto di tante lacune biografiche? Qual è la sua attualità?
Possiamo cominciare col dire che il nome di Dante all’anagrafe è, in realtà, Durante Alighieri. Secondo quanto attestano alcuni documenti del passato, il nome Durante non è mai stato usato dall’autore; infatti, egli si sarebbe firmato sempre e solo Dante. Della personalità dell’Alighieri, l’aspetto più rilevante è sempre stato il suo sentirsi “diverso” e “predestinato” in tutto quello che ha visto, fatto o detto come è stato per la nascita di un amore, per la morte della donna amata, per le sue sconfitte politiche o in riferimento all’esilio vissuto. Dante scorge un segno del destino, l’ombra di una fatalità ineludibile e la traccia di una volontà superiore. Si tratta di un’idea che il poeta ha cominciato a maturare fin da giovane e che si è, poi, rafforzata con il tempo sfociando nell’assoluta convinzione di essere stato investito da Dio per la missione profetica di salvare l’umanità.
“Vita Nova” e “Commedia” sono due opere scritte da Dante di natura autobiografica come anche “Rime” e “Convivio”. Della vita del poeta, una delle particolarità emerse sin da subito è legata al fatto che egli non ha mai parlato della propria infanzia. Nell’istante in cui l’autore si è riallacciato ai malanni che lo hanno colpito, ha dichiarato che nel giorno in cui nacque Beatrice, la donna che gli ha rubato il cuore nonché centro del suo immaginario poetico, lui (ai tempi pargolo di pochi mesi) cadde a terra tramortito. Sulla base di ciò e secondo le teorie di alcuni storici, Dante soffrì realmente di malattie importanti che lo hanno accompagnato nel corso degli anni ma del suo rapporto con Beatrice, i dubbi sono tanti e diversi poiché molto spesso è stata messa in discussione l’esistenza di tale donna da sempre paragonata ad un angelo del Paradiso e considerata musa ispiratrice delle composizioni dantesche. Il poeta racconta in “Vita Nova” (romanzo di autoformazione mescolato di prosa e poesia) che all’età di nove anni si reca ad una festa con suo padre ed incontra una bambina (presumibilmente Beatrice) che indossa un abito rosso. Da quel momento Dante dichiarò che l’amore si era impadronito della sua anima. Trascorso tale evento, egli non rivede più quella creatura e si concentra a vivere dentro sé stesso la forte passione che ha per lei.
La Divina Commedia, la più grande opera di Dante, continua a parlarci affinché noi uomini possiamo intraprendere e comprendere il viaggio verso la felicità e la vera salvezza ossia quella eterna. Ogni verso di questa composizione magistrale (caratterizzata dai canti di Inferno, Purgatorio e Paradiso) ha la capacità di illuminare la vita quotidiana e la realtà in cui viviamo. La Commedia spalanca una finestra sulla vita ma anche sull’uomo di oggi e del passato. In questo modo, avvertiamo una comunione universale tra noi moderni e gli antichi, tra la nostra e la loro aspirazione ad essere salvi e felici per sempre. Ci accorgiamo che l’antico Dante sa esprimere noi stessi meglio di quanto siamo capaci di fare autonomamente così come fa il maestro Virgilio- guida costante di Dante- che nel viaggio sa intendere il discepolo con molta più chiarezza rispetto a quanto quest’ultimo sappia fare da solo. L’intero cammino nella Commedia rappresenta il percorso della vita di ogni uomo e Dante lo affronta all’età di trentacinque anni, nel mezzo del cammin. Quest’opera è principalmente un tragitto interiore sia letteralmente sia secondo l’allegoria morale ma allo stesso tempo simboleggia un percorso che compie l’umanità intera nel suo sviluppo storico e nelle vicende attuali.
La meraviglia della Divina Commedia risiede nel fatto che, in compagnia di Dante, è possibile iniziare a guardare la profondità degli animi ed insieme valutare la capacità di compiere il bene o il male che è insita dentro ciascun essere umano. Questa opera ci invita anche alla riflessione su quanto sia importante guardare accuratamente la selva oscura che ci capita di vivere e in cui ci troviamo, spesso paragonata alla solitudine del mondo e al “non senso” che percepiamo nel corso delle nostre giornate. Dal momento che nessuno si salva da solo, necessitiamo di quella presenza che ci sostiene e protegge illuminando i periodi bui e difficili. Tale riferimento nella Divina Commedia è dato dalla figura di Virgilio, il maestro è la guida che il poeta ha incontrato proprio nel cammino verso la selva. Così, dopo che Dante è ancora preso dalla paura, incerto e poco convinto di essere all’altezza, nel momento in cui deve varcare la porta con sopra riprodotta l’epigrafe “Per me si va nella città dolente” Virgilio gli prende la mano, gli dona conforto e lo introduce verso le “secrete cose”. Nel Canto XVII del Purgatorio, Dante chiede a Virgilio quale sia la verità sull’amore e il maestro gli risponde: “Né creator né creatura mai fu senza amore” sottolineando che tutti siamo figli dell’amore. Dante stesso sostiene che l’amore non è una cosa che si divide ma moltiplica, è come un labirinto di specchi in cui l’immagine va ad incrementarsi. Se ad esempio si pensa ad una mamma con due o più figli, il bene che ella prova per le creature che ha generato non viene diviso in parti ma donato in maniera totale per ciascuna di esse. Poi i figli iniziano ad amarsi fra loro e a voler bene alla propria mamma, quindi, più sono le persone che si amano e maggiore è l’amore. Dante spiega questo sentimento con dei versi bellissimi.
Il giorno 25 Marzo è data che gli studiosi individuano come inizio del viaggio ultraterreno della Divina Commedia: e il 25 Marzo 2020 si è celebrato per la prima volta il Dantedì che si configura come la giornata dedicata a Dante Alighieri, recentemente istituita dal Governo. Il Ministero dell’Istruzione ha invitato, per l’occasione, docenti e studenti a ricordare il poeta durante le lezioni a distanza. In un periodo storico complesso come quello della pandemia, l’intera istituzione scolastica ha riscoperto Dante. A manifestare l’unanime volontà degli italiani di ripercorrere le gesta del Sommo Poeta, sono state le migliaia di pillole sul web, letture in streaming, hashtag ufficiali e performance dedicate a questo meraviglioso personaggio che hanno popolato i social nell’arco della giornata.
Diversi sono stati anche i progetti di carattere interregionale tra la Toscana (patria del poeta) ed Emilia-Romagna. Tra questi, uno dei più noti è “Le Vie di Dante”. Si tratta di un percorso improntato alla riconsiderazione del celebre autore. La Regione Toscana ha promosso l’iniziativa su Instagram intitolata “Non sei mai stato con Dante se” finalizzata a creare alcuni video sull’Arte e sulla Storia con più di trecentomila follower e visualizzazioni tra Facebook, Instagram e YouTube. Lo scopo dell’iniziativa è stato parlare ai giovani del poeta immortale che è stato capace di unire l’Italia. Non meno noto è il “Dante Rock” lo spettacolo andato in tour per l’Italia partendo da Piazza Santa Croce a Firenze. “A riveder le stelle” è stato il titolo di questo progetto basato su un racconto teatrale. La scelta dell’aggettivo “rock” vuole sottolineare il carattere del poeta controcorrente e rivoluzionario. Anche Napoli ha celebrato i settecento anni dalla scomparsa di Dante Alighieri attraverso un ciclo di eventi tra istituzioni e soggetti culturali della città. Il capoluogo campano si è impegnato con due grandi mostre inaugurate nel mese di settembre dando occasione al pubblico di ammirare preziosi manoscritti ed edizioni rare legate al poeta.
Napoli è una delle città in cui Dante ha ricevuto una rilevante influenza culturale come dimostra l’accoglimento della sua produzione poetica già a partire dal XIV secolo quando la Divina Commedia venne composta. In occasione del Dantedì e delle celebrazioni per i settecento anni dalla morte dell’Alighieri, il Museo Archeologico di Napoli ha presentato in anteprima digitale su Facebook ed Instagram alcune opere dedicate alla Divina Commedia. La mostra “Divina Archeologia” realizzata con il contribuito della Regione Campania, è stata aperta il 14 settembre e resterà in calendario fino a marzo 2022. In pochi sanno che un’immagine di Dante con veste purpurea e corona di alloro campeggia su una volta del museo. Divina Archeologia è anche l’occasione per celebrare il legame fortissimo esistente tra Virgilio e Napoli, città dove si trova la tomba del maestro.
Altra dedica importante è stata quella dell’uovo di Pasqua di Gay-Odin. Ogni anno la storica fabbrica di cioccolata si ispira ad un evento o ad un personaggio di fama eccezionale. Questo anno c’è stato un omaggio speciale tenuto in esposizione: in occasione della Pasqua 2021 è stato realizzato un uovo gigante dedicato a Dante Alighieri. Gli ingredienti base sono stati cacao puro e ben trecentocinquanta chili di cioccolata distribuiti su due metri e mezzo di altezza. Sull’uovo è stato poi riportato un disegno che fa riferimento all’affresco del 1465 “La Divina Commedia illumina Firenze” custodito nel duomo di Firenze in cui è presente l’immagine di Dante Alighieri avvolto nel suo abito rosso con in testa una corona di alloro e in mano il suo manoscritto. Interamente decorato a mano dal maestro pasticciere Fabio Ceraso, sul cioccolato sono stati riprodotti alcuni versi della grande opera. Questo è stato sicuramente un uovo di Pasqua da record che rimarrà nella storia dell’arte e della cultura partenopea.
Questi settecento anni hanno delineato un tempo lunghissimo. Un tempo in cui l’attenzione è ritornata forte sulle opere scritte dal poeta più di sette secoli fa. La vera magia, però, è che nell’arco di questo periodo non si è mai smesso di studiare, ricercare o interpretare le parole che hanno sancito l’esistenza della lingua italiana attraverso questo personaggio. Oggi leggere Dante può insegnarci quanto sia vitale disporre di un linguaggio capace di arrivare con intensità e chiarezza sia delle cose importanti che di quelle superficiali. Dante non è solo il poeta. Egli è anche l’uomo innamorato, il padre di famiglia, il marito, il credente impaurito e l’insaziabile nel quale è possibile riconoscere una lezione straordinaria di uguaglianza e libertà. Racconta la miseria ma anche la nobiltà della vita, ricorda il valore dell’umanità. È, dunque, auspicabile non smettere mai di leggere Dante, soprattutto tra i giovani, affinché ogni giorno sia una nuova scoperta, un arricchimento personale, un misto di riflessioni, consapevolezze maturate ed un enorme bagliore di luce e bellezza.