Cos’è il Ddl Zan?
Il Ddl Zan, ribattezzato anche “Legge Zan” – dal cognome del relatore, il deputato del Pd Alessandro Zan, rappresentante della comunità LGBT italiana – è un disegno di legge contro l’omotransfobia , ovvero discriminazioni e violenze per motivi fondati sul sesso, sull’orientamento sessuale, sul genere, sull’identità di genere e sulla disabilità.
Questo provvedimento nasce dall’inglobamento di più progetti di legge presentati dai parlamentari e integra la legge Mancino del 1993, la quale prevede la condanna di gesti, azioni e slogan che incitano alla violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Pertanto, non introduce nuove misure ma si limita ad estendere quelle già esistenti.
Dopo l’approvazione alla Camera il 4 novembre 2020, il ddl è tornato al centro del dibattito politico. La normativa, infatti, era stata bloccata per diversi mesi al Senato a causa delle resistenze della Lega e delle altre forze del centrodestra, Forza Italia e Fratelli d’Italia, i quali avevano definito il provvedimento non prioritario, ritenendo non necessaria una legge specifica in merito.
Ciononostante, seppure non sia stata ancora fissata una data, lo scorso 28 aprile il testo è stato incardinato in Commissione Giustizia al Senato e calendarizzato con 13 sì e 11 no. Tutto ciò non ha di certo placato le polemiche dal momento che il relatore sarà il presidente della Commissione, il leghista Andrea Ostellari, che più volte si è opposto e ha criticato il testo.
Le polemiche legate al ddl Zan
Diversi sono stati gli artisti, influencer e personaggi del mondo dello spettacolo, tra cui Fedez ed Elodie, che si sono schierati a favore del ddl, manifestando il loro disappunto nei confronti della Destra, in particolare contro la Lega.
Ma perché si sono scatenate così tante polemiche sul ddl Zan? E perché il centrodestra non approva questo disegno di legge? Innanzitutto, oltre a scagliarsi contro definizioni come quella di identità di genere, la destra sostiene che il ddl trasformerebbe la difesa della famiglia tradizionale in un’opera di discriminazione, danneggiando in questo modo la libertà di espressione e di propaganda di chi difende la famiglia formata da una coppia etero, da madre, padre e figli, aprendo la strada ai reati di opinione.
Per tutta risposta, in occasione del concerto del 1° maggio, il rapper Fedez ha attaccato duramente dal palco alcuni esponenti della Lega per delle loro dichiarazioni contro gli omosessuali e per aver bloccato così a lungo il disegno di legge in Senato. Ma non è tutto: i toni si sono alzati quando il cantante ha anche pubblicato sui suoi profili social una telefonata, avvenuta poche ore prima dell’inizio del concerto, con i vertici Rai, accusandoli di aver provato a censurare il suo discorso contro alcuni politici della Lega Nord.
Cosa prevede il ddl Zan?
Nonostante il caos generato, i punti del provvedimento sono ben definiti e tra le novità è prevista la reclusione fino a 18 mesi o una multa fino a 6.000 euro per la discriminazione e il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza per lo stesso motivo. Per qualsiasi reato legato alle finalità di discriminazione o di odio la pena viene aumentata fino alla metà. Tuttavia, il condannato può ottenere la sospensione condizionale della pena nel caso in cui si presti a svolgere un lavoro in favore delle associazioni di tutela delle vittime dei reati.
L’articolo 1 del Ddl Zan e l’identità di genere
L’articolo 1 del Ddl Zan definisce i termini utilizzati per descrivere le categorie che subiscono violenza e discriminazione sulla base di quello che sono e non di quello che fanno e che pertanto devono essere protette. È stata la parlamentare PD Lucia Annibali ad introdurlo in seguito alla richiesta della Commissione Affari Costituzionali e del Comitato per la Legislazione di definire in modo rigoroso le nozioni usate nel disegno di legge.
L’articolo 4 del Ddl Zan e la libertà di espressione
L’articolo 4 del Ddl Zan specifica che «ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti». È la cosiddetta «clausola salva-idee». In poche parole, il ddl non intacca la libertà di espressione, a meno che con le parole non si oltrepassi il confine della discriminazione e della violenza.
L’articolo 7 del Ddl Zan e la giornata di riflessione contro l’omotransfobia
Infine, il ddl Zan prevede anche l’istituzione della giornata nazionale contro l’omofobia, il 17 maggio, dedicata alla promozione della cultura del rispetto e dell’inclusione nonché al contrasto dei pregiudizi, delle discriminazioni. Le scuole di ogni ordine e grado dovranno inserire nella loro offerta formativa programmi di sensibilizzazione a questo tipo di discriminazioni. Inoltre, l’istituzione della giornata nazionale contro l’omofobia si andrebbe ad aggiungere a una vera e propria strategia nazionale il cui scopo è quello di mettere in pratica misure educative, in collaborazione con le associazioni e centri antidiscriminazione che si occupano di questo tema e che offrono riparo e sostegno alle vittime.