Con il termine “MORTI BIANCHE” si indica il fenomeno delle morti che avvengono durante e a causa del lavoro, dove con “bianche” si allude all’assenza di una mano direttamente responsabile dell’incidente.
Ma veramente non ci sono responsabili?
Basta guardare il quadro tracciato dall’INAIL per il primo trimestre del 2021,dove le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale sono state 185,19 in più rispetto alle 166 registrate nel primo trimestre del 2020(in sostanza due persone ogni giorno muoiono mentre fanno il loro lavoro)per capire quanto questo fenomeno sia fortemente presente e sempre più in aumento in Italia, dove questo tipo di “incidenti” ha causato più morti della guerra del golfo.
Tra le principali cause di questi incidenti abbiamo: mancata informazione/formazione del personale, locali non a norma, macchinari privi delle idonee misure di sicurezza, assenza dell’apposita cartellonistica, superficialità nella valutazione del pericolo, assunzione di alcolici e sostanze stupefacenti.
Ma va anche precisato che negli ultimi anni questo fenomeno è in stretta correlazione con la crisi economica, il lavoro in nero, di conseguenza molto spesso uomini e donne sono costretti a scegliere tra la sicurezza per la salvaguardia della propria incolumità o un lavoro si retribuito ma pericoloso.
Lo stesso presidente Sergio Mattarella in occasione della settantesima edizione della giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro in un messaggio inviato al presidente dell’associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro ha affermato: i morti sul lavoro? sono una “ferita sociale che lacera il Paese”.
Ma ancora troppe sono le parole e pochissimi i fatti concreti per evitare questa guerra silenziosa di cui si parla sempre troppo poco ma che, non per questo, è meno letale.
Ancora troppo speso viene meno il diritto al lavoro, quel diritto paradossalmente sancito dalla nostra costituzione.
Recente è la tragedia che ha colpito Luana D’Orazio, la ragazza di 22 anni vittima di un incidente in un’azienda tessile di Montemurlo lo scorso 3 maggio, dall’autopsia è emerso che Luana sia stata risucchiata dal rullo del macchinario su cui stava lavorando e deceduta per schiacciamento del torace.
Le indagini per accertare l’esatta dinamica dell’incidente sono in corso, ora bisognerà accertare se il macchinario in questione fosse fornito dell’apparecchiatura di sicurezza prevista per evitare simili tragedie, l’ipotesi infatti della procura che indaga si muove proprio attorno alla manomissione dei sistemi di sicurezza del macchinario che non avrebbe dovuto permettere l’entrata in funzione con le paratie di sicurezza alzate.
Una sola la certezza: nulla potrà più restituire la vita a Luana e ai tanti altri a cui è toccata la sua stessa sorte!
Se davvero esiste una giustizia ci auguriamo che faccia il suo corso e se ci sono dei responsabili che paghino per quanto accaduto.